ace-cndc

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Un nuovo Documento pubblicato ieri dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti contiene le osservazioni ,

le proposte della categoria in merito alle problematiche in materia di ACE

derivanti dall’adozione dei nuovi principi contabili nazionali, in vista dell’emanazione del decreto ministeriale.

Tale decreto avrà il compito di modificare la disciplina dell’ACE, al fine di coordinare la normativa per i soggetti IAS-adopter con quella prevista per i soggetti OIC-adopter .

Questi  si trovano ad applicare a partire dal 2016 il nuovo principio di derivazione rafforzata.

Tale principio afferma che, ai fini dell’applicazione del norme del TUIR in tema di reddito d’impresa,

assume rilievo la rappresentazione contabile così come regolamentata dai (nuovi) principi contabili nazionali

(ART.13-BIS, D.L. n. 244/2016);

Attribuendo in sintesi importanza ai concetti di qualificazione,classificazione ed imputazione temporale .

A fronte di tale situazione normativa, e in attesa che venga emanato il Decreto, il Documento dei Commercialisti prende in analisi:

  • il trattamento ai fini ACE di quelle poste che, sebbene abbiano natura reddituale, ne viene prevista la rilevazione direttamente a patrimonio netto;
  • come vengono trattate ai fini Ace le poste aventi natura reddituale che vengono rilevate al conto economico (pur avendo natura meramente figurativa) e
  • che trovano diretta contropartita in rilevazioni uguali e contrarie di patrimonio netto;
  • il trattamento delle (nuove) riserve alla luce del loro regime di disponibilità previsto dalle nuove regole;
  • il trattamento delle riserve formate con utili che derivano dalla valutazione al fair value degli strumenti finanziari derivati.

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Fondi europei. Solo 1,2% di utilizzo per l’Italia.

È stato utilizzato soltanto l’1,2% di 42,7 miliardi dei fondi europei. Ci sono sei Paesi dell’Unione Europea che hanno fatto finora peggio di noi. Cio’ non e’ assolutamente consolante,  perche’ si tratta di paesi che hanno un bisogno assai relativo dei fondi europei.

All’Italia toccherebbero 42,7 miliardi di euro, che sommati al cofinanziamento nazionale  portano il totale a 73,6 miliardi. Siamo il secondo Paese dell’Unione destinatario di questi denari dopo la Polonia.

La Polonia  ha speso il 4,2 % delle somme a disposizione: 4,3 miliardi, il quadruplo circa degli 880 milioni utilizzati dall’Italia (l’1,2% del totale).

Il risultato è che nella classifica della spesa siamo già gli ultimi fra i maggiori Paesi destinatari dei finanziamenti continentali, dietro Polonia, Germania, Francia e Spagna. Ma sono i dati delle singole Regioni, responsabili dei progetti, a denunciare ancora una volta come, nonostante i tentativi per rimettere la macchina in carreggiata fatti dai governi che da cinque anni a questa parte si sono succeduti, i problemi più grossi siano sempre lì. Senza poi entrare nel merito delle singole iniziative, che si risolvono spesso in distribuzione di risorse a pioggia per interventi microscopici di scarso impatto sullo sviluppo reale delle aree più bisognose.

Prendiamo per esempio il Fesr, acronimo che sta per Fondo europeo di sviluppo regionale. La Valle D’Aosta ha speso già quasi il 10 per cento e la Lombardia il 4,1 per cento. Nemmeno un euro si è visto ancora in Regioni che di quei soldi avrebbero una certa necessità, quali Abruzzo, Campania, Lazio e Sicilia. Quest’ultima avrebbe da sola diritto a 4,5 miliardi a valere sul Fesr. Le cose non vanno molto diversamente nel caso del Fse (Fondo sociale europeo). Qui è il Piemonte a guidare la graduatoria della spesa, con l’11,4 per cento, seguito dalla Lombardia (6,5 per cento). In fondo alla graduatoria troviamo,  la Provincia autonoma di Bolzano e la Puglia: zero euro spesi a fronte di 7,1 miliardi previsti. Per inciso, a Bolzano toccano 136 milioni del Fse.

A quota zero

Considerando anche il terzo fondo (Feasr, agricoltura), a metà del programma 2014-2020 il Piemonte ha speso 124 milioni, la Lombardia 102 e la Toscana 51,8. Via via tutte le altre, fino a incontrare la prima meridionale, la Sardegna, con 22 milioni. E poi la Calabria, 9 milioni. La Sicilia, meno di 3 milioni: un quarantesimo del Piemonte. L’Abruzzo, neanche 2. Il Molise non arriva a un milione. La Campania si ferma a 783 mila .

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IPER AMMORTAMENTO, il Ministero risponde.

Iper Ammortamento, il Ministero dello Sviluppo Economico risponde.

Per essere considerati ammissibili ai fini dell’ IPER AMMORTAMENTO i “Sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità” (9 voci) e i “Dispositivi per l’interazione uomo macchina e per
il miglioramento dell’ergonomia e della sicurezza del posto di lavoro in logica 4.0 (4 voci)”
devono rispettare le cinque caratteristiche obbligatorie e due delle tre successive caratteristiche elencate
nell’allegato A?
No, il rispetto dell’obbligo delle 5+2 caratteristiche si riferisce esclusivamente ai “Beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori e azionamenti”. Per le voci in questione è sufficiente soddisfare il requisito dell’interconnessione.
Le caratteristiche necessarie elencate nell’Allegato A relativamente a “beni strumentali il cui
funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori o
azionamenti” sono soddisfatte se le corrispondenti funzionalità siano espletate da tecnologie
considerate dallo standard di mercato come equivalenti o tecnologicamente più avanzate?
Le caratteristiche indicate nell’allegato A rappresentano le caratteristiche minime per poter considerare il macchinario 4.0. Pertanto, tutto ciò che è equivalente, o anche superiore tecnologicamente, è iper ammortizzabile.
Il costo di una macchina odi un impianto per il laboratorio di R&S di un’azienda manifatturiera
può beneficiare dell’iper ammortamento?
In particolare, può comunque ritenersi soddisfatto il requisito dell’ “Integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica o con la rete di fornitura e/o con altre macchine del ciclo produttivo” anche se il laboratorio non è un impianto di produzione in senso stretto?
L’utilizzo del bene in un laboratorio non è di per sé motivo di esclusione dal beneficio dell’iper ammortamento. È necessario tuttavia che il bene soddisfi i requisiti tecnici richiesti dalla legge di bilancio, soddisfi le cinque caratteristiche obbligatorie e due delle tre ulteriori caratteristiche e che l’azienda svolga un’attività di trasformazione di materie prime o semilavorati e/o realizzazione di prodotti. Si ricorda che, ai sensi dell’articolo 3 comma 6 lettera b) del DL 23 dicembre 2013, n. 145 e nel rispetto degli altri requisiti previsti dalla norma, le quote di ammortamento delle spese di acquisizione o utilizzazione di strumenti e attrezzature di laboratorio possono beneficiare del credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo.

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Bei finanzia Enel per 1 miliardo

Bei scommette un miliardo per la nuova installazione di 32 milioni di contatori di seconda generazione.

L’ importo finanziato ad Enel, nello specifico a E-distribuzione, servirà per sostenere questo specifico programma.

Se il tutto andrà a buon fine, si potrà parlare, come anticipa MilanoFinanza, di una delle operazioni di maggior portata mai fatte in Italia dalla Banca Europa per gli Investimenti.

Il finanziamento, infatti, vale un miliardo tondo e andrà a coprire parte del progetto, il quale avrà valore complessivo di 2.34 miliardi di euro. Per l’azienda guidata da Francesco StaraceOpen Meter questo significa un grande , ulteriore, passo avanti.

Enel potrà infatti svilupparsi, grazie a questa tipologia di finanziamento non da tutti conosciuta, ma molto vantaggiosa per coloro che ne beneficiano.

 

Quali sono i requisiti per poterne beneficiare?

 

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deducibilita’ corsi di formazione e master per i professionisti

CORSI DI FORMAZIONE

Dal 2017, le spese per l’iscrizione a corsi di formazione o di aggiornamento professionale

nonché le spese di iscrizione a convegni e congressi  sono integralmente deducibili. Sono comprese le spese di viaggio e di alloggio sostenute per la formazione. Così prevede il nuovo Statuto dei lavoratori autonomi, detto anche Jobs Act degli autonomi, andando a sostituire l’attuale art. 54 comma 5, del T.U.I.R..

La novità pone un tetto massimo alla deducibilità pari a 10 mila euro annui. Le nuove disposizioni estendono  il beneficio dell’integrale deducibilità alle spese  per i servizi personalizzati di certificazione delle competenze. Alle spese per orientamento, ricerca e sostegno all’auto-imprenditorialità.Per queste altre spese, però, il limite annuo è dimezzato rispetto a quelle per la formazione. In relazione a tali costi potranno essere dedotti al massimo 5 mila euro all’anno.

La deducibilità è infine riconosciuta anche  agli oneri sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo fornita da forme assicurative o di solidarietà.

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Smart working: il lavoro agile! Come funziona?

Smart working – come funziona?
Il datore e il dipendente possono pattuire che quest’ultimo svolga la prestazione lavorativa in
parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, attraverso l’utilizzo di
strumenti tecnologici ed entro i limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale. La
medesima possibilità è riconosciuta anche per i rapporti di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni
pubbliche. Al dipendente potranno essere riconosciuti i medesimi incentivi di carattere fiscale e legati agli
incrementi di produttività ed efficienza del lavoro subordinato svolto in forma ordinaria. Il datore di lavoro è
responsabile della sicurezza e del buon funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al lavoratore per
lo svolgimento dell’attività lavorativa.

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Grazie ai minibond short-term F&P scala la classifica degli arranger.

09Grazie ai minibond short-term F&P scala la
classifica degli arranger. Ma al top per controvalore
resta Finint
C’è Frigiolini & Partners Merchant quest’anno in cima alla classifica
degli arranger di minibond stilata dal Politecnico di Milano. Con ben 15
operazioni strutturate nel corso del 2016, F&P ha battuto Banca Finint
con 10 operazioni e Mediobanca con 5 collocamenti.
Lo si legge nel Terzo Osservatorio Minibond presentato ieri a Milano
dal direttore scientifico dell’Osservatorio, Giancarlo Giudici, e di cui MF
Milano Finanza aveva fornito un’anticipazione a proposito del crescente
interesse per il settore da parte dei fondi esteri. La classifica in questione
riguarda le 89 emissioni del 2016 di importo uguale o inferiore ai 50
milioni su un totale di 106 emissioni mappate nell’anno.
L’anno scorso in cima al podio per numero di operazioni c’era invece
Finint, con 18 collocamenti, che nel 2014 risultava prima a pari merito con Banca Popolare di Vicenza, entrambe con 10 emissioni collocate. Nel 2015
Popolare Vicenza si poneva al secondo posto con 13 collocamenti, ma nessuno dopo l’estate. Seguivano, con 8 emissioni ciascuno, Mps Capital
Services e Unica Sim (che allora era guidata da Leonardo Frigiolini, prima di fondare Frigiolini &Partners Merchant).
Frigiolini&Partners si è specializzata nel segmento dei cosiddetti minibond short-term, cioè a scadenza brevissima e di importo limitato, spesso
nell’ordine dei 350-500 mila euro, ma su base reiterata da parte degli stessi emittenti. Per questo il numero delle emissioni curate è stato alto, ma il
controvalore complessivo dell’importo dei minibond è stato invece limitato.
E infatti la classifica 2016 per controvalore delle operazioni vede invece al comando Banca Finint, grazie anche all’operazione Hydrobond 2 da 77
milioni di euro, organizzata per un gruppo di utility venete associate al consorzio Viveracqua, seguita da Mediobanca e dalla coppia Idcm Ltd-
Foresight Group con il collocamento da 40 milioni di TS Energy Italy.
Sulle operazioni di importo superiore ai 50 milioni di euro troviamo invece come arranger principalmente le grandi banche d’affari internazionali come
Natixis, Citigroup, Deutsche Bank , Goldman Sachs e JP Morgan ma anche intermediari italiani come Equita sim e Banca Imi. Fra i marketplace
dedicati a questi strumenti, che tramite internet consentono alle imprese un accesso facilitato al mercato degli investitori professionali, citiamo la
piattaforma di Epic sim e PiattaformaPmi.it, che fa riferimento a Eidos Partners.
Sempre in tema di consulenti, i cosiddetti registrar agent (che assistono alle imprese in tutte le pratiche di dematerializzazione dei titoli e attribuzione
del codice Isin) con la maggiore quota del mercato italiano dei minibond sono Bnp Paribas Securities Services, Deutsche Bank e Bank of New York
Mellon.
Quanto alle banche depositarie, che si occupano della custodia dei titoli, nel momento in cui dovessero essere dematerializzati (strada obbligata se i
mini-bond vengono quotati su un mercato borsistico), gli attori più rappresentativi nel mondo dei minibond italiani sono ancora BnpParibas Securities
Services, insieme a Sgss e State Street.
Quanto agli investimenti condotti dai fondi di private debt nel 2016, questi hanno riguardato solo un gruppo ristretto delle 106 emissioni sotto i 50
milioni mappate dall’Osservatorio e cioé le emissioni di: Acque Minerali d’Italia, Aristoncavi, Caronte & Tourist, Clabo, Dedagroup, DP Group (Dentalpro),
Eco Eridania,, Energetica, Engineering, Essepi Ingegneria,, ETT, Falkensteiner Hotelmanagement, Fenicia, Ferrarini, Giglio Group, Global Display

“Middle term” per Horizon 2020 e COSME

Il piano di azione che la Commissione Europea ha messo a punto per incentivare le piccole e medie imprese ha previsto, grazie alla Legge di Stabilità 2016, l’equiparazione di tali fondi anche ai liberi professionisti oltreché agli imprenditori.

Horizon 2020 e COSME hanno portato in dotazione circa 80 miliardi per la ricerca e l’innovazione e 2,4 miliardi di fondi COSME per la competitività e la crescita economica.                                                       L’apertura ai professionisti di tali agevolazioni va a valorizzare un giro di affari di quasi 600 miliardi di euro che a cascata dà e darà lavoro ad undici milioni di persone immettendo tali risorse anche in una platea di liberi professionisti che sino ad un anno fa ne erano privi.

Contemporaneamente il piano ha previsto anche il lancio di alcune iniziative volte ad insegnare agli esercenti arti e professioni come beneficiare dei fondi UE sostenendo le loro attività e definendo alcune specifiche linee di azione: percorsi di formazione con l’organizzazione di  una piattaforma in grado di mettere in contatto Università e liberi professionisti e che coinvolga altresì le associazioni di imprese e l’avvio di iniziative tese alla diffusione delle competenze riguardo alla gestione d’impresa da parte dei liberi professionisti, dando accesso ai mercati con l’apertura della rete Enterprice Europe Network.

Tale possibilità ha il merito di aprire agli stessi centri di informazione per le piccole e medie imprese nei Paesi terzi con l’opportunità di ridurre gli oneri amministrativi e di avere un accesso più facilitante al credito con un rafforzamento di tale partecipazione a livello europeo.

Contattaci per avere ulteriori informazioni relative ai due programmi.

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Enasarco – Agenti e rappresentanti

Dal 2 maggio scorso è possibile presentare la domanda di contributo per i corsi di aggiornamento
professionale ENASARCO. A darne notizia nei giorni scorsi è stata la Fondazione sul sito istituzionale.
Il CdA ENASARCO, si ricorderà, aveva deliberato lo stanziamento di 1,5 milioni di euro destinati all’attività di
formazione, un’iniziativa finalizzata a favorire la categoria nell’aggiornamento professionale.
Gli agenti in possesso dei requisiti di seguito riepilogati, direttamente dall’area riservata inEnasarco, possono
richiedere questa prestazione annuale che copre il 50% della spesa sostenuta, fino a un massimo di 1.000 euro.

per informazioni:

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